L’eredità spirituale del Novenario e della Festa della Madonna del Carmine a Galatina

Il Novenario e la Solennità della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, celebrati con grande fervore nella chiesa della Madonna del Carmine a Galatina, hanno lasciato in eredità alla Confraternita e a tutta la comunità un tesoro spirituale prezioso, da custodire e da far fruttificare. Una vera scuola del cuore e dello spirito, capace di riaccendere la fede, rinvigorire l’amore per Maria e rinsaldare la comunione fraterna.

Quest’anno, questa intensa esperienza di preghiera e devozione mariana si è collocata provvidenzialmente nel cammino verso il Giubileo del 2025, il cui motto – “Pellegrini di speranza” – ha illuminato il cuore di ogni celebrazione. Partecipare al novenario e alla festa della Madonna del Carmine non è stato solo un atto di pietà tradizionale, ma un pellegrinaggio interiore verso la speranza che non delude, accompagnati da Maria, Stella del Mare e Madre del Carmelo, guida sicura nei sentieri della fede.

Nei primi giorni del Novenario, don Stefano Micheli, padre spirituale della Confraternita, ha guidato i confratelli e i fedeli in una riflessione profonda e concreta sui temi della fiducia in Dio, del perdono e della riconciliazione con i fratelli. Il filo conduttore è stata la figura di Giuseppe, il figlio di Giacobbe, la cui storia ci è stata proposta dalla liturgia nei giorni del Novenario. La sapienza di Dio, che tutto dispone a nostro bene, è emersa con forza dalla lettura di questa vicenda: tradito dai suoi fratelli, venduto come schiavo, Giuseppe non cede al rancore, ma nel cuore mantiene viva la luce della fiducia nel Signore. È questa fiducia che lo trasforma in strumento della Provvidenza per la salvezza della sua famiglia. Una lezione profonda per ogni cristiano: nulla è perduto se si rimane saldi nella fede. E quando si riconosce che il disegno di Dio supera ogni nostra logica umana, nasce in noi la libertà del perdono. Giuseppe ci insegna che la fede autentica non cerca vendetta, ma riconciliazione, e che solo il cuore riconciliato è un cuore libero.

Nel giorno della festa di San Benedetto da Norcia, don Paolo Russo, parroco di Santa Maria dei Martiri in Martignano, ha evidenziato con forza il legame profondo tra il santo patrono d’Europa e la Vergine Maria. In Benedetto, padre del monachesimo occidentale, si manifesta la forza trasformatrice del silenzio, della preghiera e dell’obbedienza. Ma è proprio Maria, la “Vergine del silenzio”, che accompagna e ispira l’itinerario spirituale del monaco: come lei, Benedetto custodisce la Parola, la medita nel cuore e la trasforma in vita vissuta. Il legame tra Benedetto e Maria ci invita a riscoprire una spiritualità della contemplazione e dell’ascolto, indispensabile oggi per chi desidera essere luce nel mondo.

Durante il triduo, don Michele Busti, vicario parrocchiale di San Giorgio in Racale, ha saputo accendere i cuori all’amore per Maria, con una predicazione intensa, nutrita da preghiere e canti mariani poco noti, che hanno riportato alla luce la ricchezza della pietà popolare. Particolarmente toccanti sono state le sue riflessioni sul silenzio di Maria – un silenzio eloquente, che non è assenza, ma ascolto, disponibilità, custodia del Mistero – e sulla sua passione, cioè la partecipazione al dolore del Figlio, fino alla Croce, come corredentrice. In questo contesto, la parabola del figliol prodigo è stata riletta alla luce del rapporto con i sacramenti: il ritorno alla casa del Padre non è solo un’emozione spirituale, ma si compie realmente nel sacramento della Riconciliazione, dove l’abbraccio del Padre si rende visibile. Il cammino sacramentale, ha sottolineato don Michele, è il luogo dove Maria ci accompagna come madre e maestra.

Nel giorno della festa di San Bonaventura da Bagnoregio, don Michele ha offerto una lettura appassionata della vita del “Dottore Serafico”, mostrando come il suo pensiero teologico fosse profondamente mariano. Per San Bonaventura, Maria è la scala per salire a Dio, la stella che guida il cammino interiore, il grembo della sapienza divina. La sua teologia si fa preghiera, canto, stupore: un invito per noi a vivere la fede non solo con la mente, ma con tutto il cuore.

Nel culmine della festa, il 16 luglio, giorno della Solennità della Beata Vergine del Monte Carmelo, don Stefano Antonaci, segretario del Vescovo di Otranto S.Ecc. Mons. Francesco Neri e animatore del seminario minore, ha offerto una profonda riflessione sul senso della spiritualità carmelitana per i laici oggi. A partire dalla vicenda del profeta Elia sul Monte Carmelo, luogo del combattimento spirituale e dell’incontro con Dio nel “mormorio di un vento leggero”, don Stefano ha ricordato che ogni cristiano è chiamato a essere profeta del silenzio, uomo e donna della preghiera, capaci di discernere la voce di Dio nei rumori del mondo. La spiritualità carmelitana non è privilegio di pochi, ma via aperta per tutti coloro che desiderano vivere in contemplazione, fraternità e servizio. In un mondo che corre, Maria del Carmelo ci insegna a sostare, a salire sul monte, a vivere nell’interiorità.

Un momento di particolare gioia comunitaria si è vissuto durante la celebrazione di domenica 13 luglio, quando due nuovi confratelli sono entrati a far parte della famiglia della Confraternita del Carmine. Un segno di speranza e di continuità: la Confraternita continua a crescere, accogliendo nuove anime desiderose di mettersi al servizio della Chiesa sotto lo sguardo materno della Vergine del Carmelo.

Questo Novenario è stato anche impreziosito dalla presenza di due giovani sacerdoti da poco ordinati: don Michele Busti, originario di Gallipoli, ordinato il 12 settembre 2024, e don Stefano Antonaci, galatinese, ordinato il 3 maggio 2025. La loro testimonianza ci sprona a pregare con rinnovata intensità per le vocazioni sacerdotali, sempre più scarse, e a riflettere sulla bellezza della vita consacrata. In un mondo spesso confuso, il sacerdote è segno di speranza, luce per i cuori, consolazione per i poveri, voce del Vangelo. I giovani hanno bisogno di testimoni autentici, e la Chiesa ha bisogno del loro entusiasmo.
La Confraternita tutta si impegna a pregare con costanza per le vocazioni sacerdotali e religiose, consapevole che esse sono dono prezioso per la vita della Chiesa e della comunità. In particolare, pregherà per don Michele e don Stefano, affinché il loro cammino sia segnato da una santità umile e concreta, nutrita dalla preghiera e dal servizio quotidiano alla Chiesa, ai poveri e agli umili. Che possano essere pastori secondo il cuore di Cristo, con lo sguardo fisso al Cielo e i piedi piantati nella terra della gente.

La liturgia solenne del 16 luglio è stata mirabilmente animata dal coro nato in occasione dei Trecento anni della Dedicazione della Chiesa del Carmine, composto da voci provenienti da diverse parrocchie del territorio, diretto con passione e competenza dal M° Antonio Sedile, con l’accompagnamento all’organo del M° Angelo Coluccia. Il canto corale è segno di unità nella diversità, di comunione tra le voci e i cuori, immagine del corpo mistico della Chiesa. Un elogio particolare va alle coriste, che con generosità e spirito di servizio hanno detto il loro “sì” alla partecipazione, rinunciando anche a un giorno di ferie estive per donarsi alla comunità e alla Confraternita: un gesto semplice ma eloquente, che parla di fede viva e amore concreto per la liturgia.

Un sentito ringraziamento al priore dott. Antonio G. De Maria, al direttivo della Confraternita e a tutti i confratelli, che con impegno, spirito di servizio e dedizione si sono prodigati nella preparazione e nella realizzazione della festa. La vita di Confraternita è una scuola di servizio e di fraternità, un’occasione concreta per vivere la fede in modo comunitario e incarnato. È importante coltivare questa appartenenza non solo nei momenti festivi, ma durante tutto l’anno, con presenza costante, partecipazione attiva e fraterna collaborazione: la forza della Confraternita risiede nella perseveranza quotidiana, silenziosa e generosa.

Un grazie sincero anche a tutti coloro che hanno collaborato alla processione, confratelli e amici della Confraternita, uomini e donne che, pur non vestendo l’abito confraternale, ne condividono lo spirito e la missione, e con discrezione, fede e sacrificio, hanno sostenuto e portato la Madonna del Carmine per le vie della città, rendendo visibile il volto di una Chiesa popolare, viva, orante.

Un ringraziamento particolare al padre spirituale don Stefano Micheli per la cura premurosa e sapiente dell’intero cammino spirituale. E infine un grazie di cuore a Gino, Uccio e Maria Luce: Maria saprà ricompensare con le sue grazie il vostro impegno silenzioso ma prezioso.

Che la Madonna del Carmine continui a vegliare sulla nostra Confraternita, sulle famiglie, sui giovani e su tutta la nostra città. Che il fuoco acceso in questi giorni non si spenga, ma arda sempre, come la fiamma dell’amore di Dio nel cuore di ciascuno.

“Flos Carmeli, vitis florigera, splendor caeli…”
Vergine del Carmelo, continua a guidarci sul monte di Dio.

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